martedì 26 dicembre 2023

Le sacre reliquie di Santa Lucia

 Da ragazzo di Ortigia e chierichetto della Cattedrale, ho appreso tante notizie su Santa Lucia soprattutto da cinque personalità siracusane: quattro grandi sacerdoti (Ottavio Garana, Carmelo Gentile, Pippo Caracciolo, Pasquale Magnano) e un laico (Corrado Piccione). 

A loro devo tanto, da parecchi punti di vista. Mi aiutarono a cercare di comprendere l’essenza vera della santità della Martire Lucia e mi fecero innamorare di questa Santa, su  cui tanto si è detto e si è scritto. Spesso, purtroppo, a sproposito. 


Le sacre reliquie 

Il corpo di Santa Lucia ha avuto, nel corso dei secoli, vicende assai travagliate. 

Una storia popolare racconta che un siracusano, recatosi a Venezia, era andato a venerare le spoglie della nostra Patrona.

Proprio in quel giorno, non si sa per quale motivo, l’urna che le custodisce era insolitamente aperta. Allora il nostro concittadino si chinò nell’atto di baciare la mano della Santa e, senza essere osservato, con la bocca strappò il pollice dal Corpo e, appena rientrò a Siracusa, lo donò alla nostra Cattedrale. 

Questa diceria, che pure si tramanda da secoli, non è fondata. 

Le reliquie di Santa Lucia sono state infatti donate al Senato siracusano da padre Innocenzo da Caltagirone (Archivio di Stato, Atti del notaio Rizzo Santoro 1650-1652, vol. 11067), ministro generale dell’Ordine dei Cappuccini e personalità famosa in tutto il continente europeo. 

Le  reliquie venute in possesso di padre Innocenzo provenivano, come ricorda mons. Pasquale Magnano, dalla arciduchessa Claudia (“pezzetto d’osso del braccio”), dall’arciduchessa Anna (“pezzetto di cannella del braccio), che donò questa reliquia che era appartenuta al padre, sofferente per una grave malattia agli occhi, dal conte Massiliano di Baviera (“osso della spalla”) e dal provinciale di Fiandra fra’ Cassiano di Anversa (“cannella del braccio”). Tuttavia quelle che si conservano ancora nella nostra città e che i siracusani allora accolsero con grandissimi onori ed enorme devozione, sono soltanto quelle che appartenevano all’arciduchessa Anna e al conte Massiliano, mentre quella dell’arciduchessa Claudia fu donata a Caltagirone. Di quella che apparteneva a fra’ Cassiano purtroppo non si sa nulla. 

Fu il vescovo del tempo, mons. Giovanni Antonio Capobianco che, il 6 dicembre del 1650, effettuò la ricognitio delle reliquie, che vennero chiuse in una custodia d’argento. L’arcivescovo Mons. Giacomo Carabelli, nel 1931, le fece racchiudere in un artistico e prezioso reliquario.


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