giovedì 3 settembre 2020

LA FESTA DI #S.FRANCESCODIPAOLA A #MARZAMEMI

 Da 75 anni, dall’ultima interruzione dovuta al conflitto mondiale, è questo il primo anno in cui non si svolge la processione di san Francesco di Paola,  patrono di Marzamemi. 

Dal 1946, immancabilmente, la statua del Santo è stata  portata a spalle, in processione, uscendo dalla chiesa a Lui dedicata e che era stata appena costruita in una delle piazze più belle d’Italia. 

Il lunedì successivo al 15 agosto, festa della Madonna Assunta patrona di Pachino, tutti gli abitanti di Marzamemi e tantissimi devoti e turisti non mancavano mai all’appuntamento con un Santo tra i più venerati al mondo.  

A coprire le spese dei festeggiamenti si provvedeva nel passato sia col contributo della compagnia portuale, che considerava san Francesco, ai fini retributivi, come un componente della compagnia stessa e sia con la donazione, da parte del proprietario della tonnara, di un tonno, il più grosso che si pescava in quel giorno.


 

SAN FRANCESCO DI PAOLA E LE TONNARE

Oltre a quella di Marzamemi, altre tonnare del sud, come quella siracusana di Terrauzza, erano legate al nome di san Francesco di Paola, perché appartenevano a conventi dell’Ordine dei Minimi, fondato dal santo calabrese. 

Il rapporto di san Francesco di Paola con le tonnare, come peraltro quello di altri santi come sant’Antonio da Padova, aveva però diversi risvolti. Racconta l’illustre etnologo Giuseppe Pitrè che un tempo a Favignana, quando i tonni non si decidevano ad entrare nelle reti, veniva addirittura abbuddatu in mare un quadro proprio di san Francesco di Paola. In quel labirinto formato dalle reti della tonnara, il punto cruciale (in corrispondenza dello spicu, in cui il pidali si unisce all’isula), era segnalato da un’asta emergente per circa due metri dalla superficie del mare, e su di essa veniva fissata un’immagine sacra; a Marzamemi era quella di san Francesco di Paola. 

Alcuni affermavano che questo rituale fosse una una sorta di benedizione del mare, altri, invece, parlavano di un “ricatto” nei confronti del santo: la sua effigie non veniva riportata in superficie se non dopo l’arrivo di un buon quantitativo di tonni. E diverse fonti riferiscono che tali pratiche fossero in uso anche dalla nostre parti. 

 

I tredici venerdì

Anche a Marzamemi veniva praticata, in preparazione della festa, come in molte altre cittadine, la pia pratica della Tredicina, voluta proprio da S. Francesco di Paola, che l’aveva pensata in onore del Signore e dei dodici apostoli. Secondo la tradizione tramandata nell’Ordine dei Minimi, fondato dal santo calabrese, “per tredici venerdì consecutivi confesserete le vostre colpe e riceverete il santissimo Sacramento nella Messa che farete dire o ascolterete, per la grazia di cui avete bisogno. Durante la Messa reciterete tredici Pater e tredici Ave Maria in onore e riverenza di Gesù Cristo Crocifisso e dei dodici Apostoli. Nel tempo stesso farete ardere due candele di cera, in segno delle due virtù: Fede e Speranza; e una terza la terrete accesa in mano, come simbolo della Carità, con cui dovete amare Dio e chiedergli le grazie. Così nostro Signore vi concederà il compimento dei vostri giusti desideri”. Per ogni venerdì si medita su una virtù del Santo, che fu colto e popolare allo stesso tempo e che volle sempre che i più forti non approfittassero dei più deboli. Francesco di venerdì nacque, a Paola, di venerdì compì grandi miracoli ed era un venerdì quando spirò, a 91 anni, mentre era ospite del re di Francia. 

I pustini do rusariu ro Patri Santu 

A Marzamemi si recitavano anche, nei nove giorni che precedevano la festa, i “pustini do rusariu ro Patri santu”, da parte delle donne del luogo: “San Franciscu miu dilettu/ viniti na ma casa ca v’aspiettu/viniti cu tri pani e cu tri pisci/ ca la pruvirenzia na ma casa crisci/san Franciscu prigati pi mia//San Franciscu miu dilettu/viniti a casa mia ca v’aspiettu/saluti e pruvirienza mi purtati/prestu viniti e-nunn-addimurati/pi lu mantuzzu chi ittastuvu a mari/viniti a casa mia a cunsulari/San Franciscu prigati pi mia”.

 

I FESTEGGIAMENTI MARZAMARUOTI

A Marzamemi alle 18,00 in punto la statua del Santo esce dalla chiesa, i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1936 per concludersi solo dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale. Accompagnata dalla banda musicale, la statua si avvia alla Balata e al nuovo molo, che è stato dedicato proprio al Santo patrono della gente di mare della nazione italiana e dove avviene la benedizione di tutte le imbarcazioni. 

Su una di esse, messa a disposizione per voto dal proprietario e addobbata con palme e fiori, viene issata la statua, che, con un corteo di barche e pescherecci che salutano il suo passaggio con le sirene, viene portata in processione sul mare. Prima di tornare sulla terraferma per proseguire la processione in alcune delle vie principali del borgo, viene recitata la preghiera del marinaio e sono ricordate le vittime del mare: per rendere loro omaggio una corona in onore dei caduti viene gettata in acqua. A conclusione la santa Messa celebrata in una piazza Regina Margherita gremita di fedeli. 

Alle 24,00 in punto i festeggiamenti si concludono con i fuochi di artificio che vengono esplosi dal porto Fossa, visibili da tutte le persone accalcate sul lungomare e alla Balata. Semplici ma non per questo meno avvincenti e partecipati gli eventi collaterali della festa, come la  corsa  con i sacchi, il gioco dei pignatelli (pentole  di terracotta appese ad una corda con dentro  sia premi che acqua, che i concorrenti, bendati, devono colpire con un bastone); la cuccagna a mare al centro del porticciolo; la gara di nuoto; l'appassionata ed accanita disfida della corsa delle barche a remi che da qualche anno ha visto anche equipaggi femminili. 

 

 

Il rapporto che lega Marzamemi al suo patrono costituisce un'esperienza di popolo, una festa che rafforza il senso di appartenenza, per cui ciascuno, anche non praticante, si sente davvero coinvolto in un avvenimento, parte integrante di una storia collettiva, semplice e attuale.

Foto con immagine: San Francesco indossava sempre e soltanto la medesima tonaca, con il cappuccio e il mantello su cui attraversò lo stretto di Messina, per recarsi a Milazzo, in balìa del mare agitato e  senza praticamente bagnarsi. Un rapporto davvero speciale quello del Santo con con il mare e con i marinai e proprio per questo Papa Pio XII, nel 1943, lo proclamò Patrono della Gente di mare italiana (su più di 500 navi è stata posta una targa di bronzo con l’immagine del Santo).

 

Il culto di San Francesco di Paola, che era anche il Patrono del Regno delle Due Sicilie, è diffuso in altre città della nostra regione. Per noi siciliani é “u Santu Patri“ e a Palermo la festa si svolge tra la seconda e la terza domenica seguente la Pasqua. San Francesco di Paola viene festeggiato in molti altri comuni siciliani come Portopalo di Capo Passero, Catania, Messina, Leonforte, Castelvetrano, Cianciana, Milazzo, Trapani, Gela, Castellana Sicula, Alcamo, Salemi, Marsala, Vita, Cefalà Diana.

Aveva fondato l’Ordine dei Minimi e venne proclamato santo appena dodici anni dopo la sua morte. In ogni parte del mondo esistono chiese e conventi dedicati al Santo, che nonostante il trascorrere dei secoli parla ancora agli uomini di oggi.

 

 


 







CATANIA FESTEGGIA IL RITORNO DEL CORPO DI SANT’AGATA QUANDO POTRA’ FARLO ANCHE LA CITTA’ DI SIRACUSA PER SANTA LUCIA?

 Domani Catania festeggerà il ritorno definitivo delle reliquie di sant'Agata, avvenuto il 17 agosto del 1126, dopo che erano state trafugate e portate a Costantinopoli, un anno dopo di quelle della nostra Patrona Lucia. 

Nel corso dei secoli - scrivono in una lettera aperta Cetty Vinci, Sergio Bonafede e Salvo Sorbello - non è mai venuta meno l’aspirazione di noi siracusani a poter riabbracciare per sempre il corpo della nostra Santa, che deve tornare nella sua e nostra città, dov'è nata e dove è stata martirizzata. 

Seguendo l’insegnamento di autorevoli Pastori della nostra Arcidiocesi e proseguendo nell’impegno di tanti laici (anche con delibere ufficiali del consiglio comunale di Siracusa, come quella approvata nel 1949 con cui si chiedeva il ritorno definitivo delle spoglie della nostra Santa) noi siracusani non cesseremo mai di pregare e di impegnarci affinché un giorno non lontano anche noi potremo gioire e festeggiare per il rientro di Santa Lucia a Siracusa. 

Ricordiamo l’illustre arcivescovo Luigi Bignami - proseguono Sorbello, Vinci e Bonafede - che spronava “il popolo siracusano a non desistere dal reclamare la restituzione del corpo di Santa Lucia”, che è parte essenziale dell'identità e della spiritualità della nostra comunità cittadina.

MISURARE LA TEMPERATURA CORPOREA PER ASILI NIDO E SCUOLE DELL’INFANZIA

 Il presidente provinciale del Forum delle Associazioni Familiari Salvo Sorbello chiede ai sindaci del siracusano di adottare dei provvedimenti per garantire la misurazione della temperatura corporea a bambini, genitori o accompagnatori e personale scolastico all’ingresso di ogni asilo nido e scuola dell’infanzia.

Sono già numerose le amministrazioni comunali, da metropoli come Roma Napoli e Milano a realtà più piccole, che hanno stabilito di misurare obbligatoriamente la temperatura corporea ai bimbi, ai genitori, al personale educativo e a tutti gli altri operatori che accedono alla struttura.  E ciò, pur non essendo previsto dalle linee guida nazionali, a maggior garanzia del benessere e della sicurezza dei piccoli, delle famiglie e del personale

“Servono anche - prosegue Salvo Sorbello -  provvedimenti per la viabilità pensati appositamente per le scuole con zone esterne a rischio assembramenti all’entrata e all’uscita. Prevedendo, se necessario, anche divieti di transito in aree particolarmente congestionate negli orari di afflusso e deflusso, impedendo di parcheggiare, anche solo temporaneamente, sui marciapiedi e segnalando, in maniera evidente, la posizione più corretta per bambini e accompagnatori in attesa dell’ingresso.  

Occorre tener presente - continua il presidente del Forum delle Famiglie -  che nidi e scuole dell'infanzia sono luoghi in cui bambini e bambine da 0 a 6 anni apprendono la socialità e la relazione, dopo che si sono sono dovuti adattare, in maniera repentina e inaspettata, a condizioni di vita completamente mutate con la chiusura delle scuole e dei servizi educativi e il confinamento a casa.

Salute, socialità ed educazione restano i riferimenti per bambini che si sono trovati catapultati in un clima emotivo profondamente mutato. Non bisognerà quindi lasciare nulla di intentato per conciliare i diritti all’educazione e al gioco dei bambini e i diritti allo star bene dal punto di vista della sicurezza e della salute degli adulti e dei bimbi”.


GARANTIRE IL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI ALUNNI DISABILI



“Si fa un gran parlare del ritorno a scuola ma quasi ci si dimentica che in classe rientreranno anche gli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali”. 

Il presidente provinciale del Forum delle Associazioni Familiari Salvo Sorbello scrive una lettera aperta ai sindaci e al commissario del Libero Consorzio Comunale, per evidenziare che questi studenti “restano alunni quasi invisibili, così come sono stati purtroppo molti di loro durante il  lockdown. In quella fase, la didattica a distanza è risultata infatti poco efficace per tanti alunni più fragili, mentre  addirittura parecchi di loro sono risultati, per motivi diversi, irraggiungibili. Questi studenti devono ora essere messi nelle condizioni di recuperare il tempo sottratto alla socializzazione, che per loro spesso avviene quasi esclusivamente in ambiente scolastico”.


“La nostra scuola - prosegue Salvo Sorbello - è inclusiva e  prevede la piena integrazione, reale e costante, degli studenti che hanno necessità di un’attenzione speciale nel loro percorso educativo. Serve quindi predisporre per tempo le condizioni ottimali per tutti gli alunni, costruendo percorsi adeguati, rispettando i bisogni di tutti e di ciascuno.

Nelle linee guida nazionali si legge che priorità irrinunciabile sarà quella di garantire la presenza quotidiana a scuola degli alunni con bisogni educativi speciali, in particolar modo di quelli con disabilità, in una dimensione inclusiva vera e partecipata. “Nel rispetto delle indicazioni sul distanziamento fisico, la gestione degli alunni con disabilità certificata dovrà essere pianificata anche in riferimento alla numerosità, alla tipologia di disabilità, alle risorse professionali specificatamente dedicate, garantendo in via prioritaria la didattica in presenza… Non sono soggetti all'obbligo di utilizzo della mascherina gli studenti con forme di disabilità non compatibili con l'uso continuativo della mascherina”.

Ma ci si ferma a queste parole: nel dibattito quotidiano - prosegue Salvo Sorbello - tutto incentrato sui test, sui banchi a rotelle e su altri aspetti, la necessità di garantire l’integrazione quotidiana e reale degli allievi con disabilità o con problemi, che hanno serie esigenze specifiche, sembra passare in secondo piano. Con il rischio di arrivare ad una nuova, inaccettabile esclusione di alcuni alunni che incontrano difficoltà di apprendimento e ostacoli alla partecipazione.


Da un lato c’è il concreto rischio che l’anno scolastico parta senza un numero adeguato di docenti o di sostegno, o con la nomina di supplenti dopo svariati mesi, con danni all’azione formativa degli alunni, dall’altro è indispensabile che si avvii subito il servizio Asacom, di assistenza all’autonomia e alla comunicazione, di competenza comunale e provinciale. Questo servizio va ora, con l’emergenza sanitaria in corso, fortemente potenziato: chi starà accanto agli alunni disabili nelle loro necessità, garantendo al contempo il distanziamento nel rispetto del principio di socialità?

Un ruolo importante lo avranno i Gruppi di lavoro operativi per l’inclusione, composti dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe e con la partecipazione dei genitori dell’alunno con disabilità, delle figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica che interagiscono con l’alunno, che avrà il compito di redigere il Piano Educativo Individualizzato, compresa la proposta di quantificazione di ore di sostegno e delle altre misure di sostegno, tenuto conto del profilo di funzionamento dell’alunno.

Mai come ora - conclude Salvo Sorbello -  servirà fare tutto il possibile per garantire la  parità tra gli alunni con disabilità e i loro coetanei, per mezzo di tutti i servizi necessari, così come previsti dalla Legge e tenendo conto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, recepita ufficialmente dal Comune di Siracusa durante il mio assessorato”.  


Garantire il diritto alla studio degli alunni con disabilità

 https://www.siracusanews.it/siracusa-riapertura-scuole-sorbello-garantire-diritto-allo-studio-a-alunni-disabili/