Il miracolo del 9 gennaio 1763
quando S. Lucia salvò Siracusa
L’arrivo di sei vascelli carichi di viveri
di Salvo Sorbello
Bastimentu ubbrigatu
u ventu ca nni l’ha purtatu
E si nun fussi ppi Lucia amurusa
fussimu subbissati a Sarausa
Un evento miracoloso simile a quello, molto più conosciuto, del maggio 1646, si è
ripetuto, secondo Giuseppe Maria Capodieci, presbitero ed archeologo siracusano, il
9 gennaio 1763.
Anche in questo caso, per intercessione della nostra Santa Patrona, i siracusani, che
avevano invocato il suo intervento, riuscirono a venir fuori da un’altra, devastante
carestia.
Addirittura, i viveri furono così abbondanti che Siracusa decise generosamente di
distribuirli anche a città siciliane vicine.
Nel suo “La vita, martirio e culto di Santa Lucia””, Capodieci, uno dei più importanti
studiosi della storia e dell’archeologia siracusane, così scrisse: “Occorre in
quest’anno (1763) una grande carestia sino al 9 gennaio, in cui suole esporsi il
Simulacro di S. Lucia, per la commemorazione del terremoto del 1693.
Nel farsi al solito la predica, esce di bocca al predicatore che S. Lucia poteva
provvedere al suo popolo col mandare qualche bastimento carico di grano.
In effetti, il giorno dopo, arriva dall’Oriente nel porto una nave carica di frumento e
sul tardi un bastimento, che era stato noleggiato dal Senato; poscia un vascello
raguseo, seguito ancora da altri tre, sicché Siracusa, con tale abbondanza che
appare a tutti miracolosa, può provvedere molte altre città e terre di Sicilia.
Il padrone di una delle dette navi dichiarò che non aveva intenzione di entrare in
questo porto, ma vi fu obbligato dai venti e seppe che era in Siracusa dopo aver
gettato l’ancora; aggiungendo che, appena entrato in porto, si era guarito di una
malattia agli occhi che lo tormentava da qualche tempo”.
La cuccia e Sant’Antonio Abate
Secondo alcuni fu anche dopo questo evento miracoloso che si diffuse l’usanza della
cuccia, anche se, come ricorda Antonino Uccello, questo cibo si suole preparare a
Canicattini Bagni e a Palazzolo Acreide il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio abate. E
il legame con il santo monaco è testimoniato dalla presenza, in tutte le chiese a lui
intitolate (Avola, Canicattini Bagni, Palazzolo Acreide) di una presenza di santa
Lucia: una statua, un altare, un dipinto. E’ comunque certo il carattere propiziatorio
della cuccia, che veniva servita condita e che era sparsa “nelle stalle, sui davanzali e
sui tetti perché tutti gli animali se ne potessero