martedì 2 marzo 2021

Prefazione al libro di Pippo Bufardeci sulla storia della #Dc siracusana

 Una longeva e proficua continuità 

Per cinquant’anni circa, dal 1945 al gennaio del 1994, la storia italiana e quella della provincia di Siracusa è ruotata attorno al partito della Democrazia Cristiana, che ha prima guidato la ricostruzione dopo la guerra di una nazione che era in ginocchio e poi ha promosso una fase di sviluppo senza precedenti. 

È stato indiscutibile merito della Dc se la vita degli italiani ebbe un fortissimo miglioramento, se aumentò il livello dell’istruzione e calò in maniera drastica la disoccupazione. 

Certo, uomini della Democrazia Cristiana hanno sicuramente commesso errori, alcuni problemi potevano essere affrontati in maniera differente e più incisiva, ma tutti riconoscono ormai, anche gli avversari politici più acerrimi, i meriti dello scudo crociato. 

Noi democristiani non siamo però mai stati abili a raccontare e rivendicare gli indubbi aspetti positivi di una storia che pure per vari decenni, tutti molto difficili, è stata certamente positiva per il nostro Paese e che è stata apprezzata dagli elettori. Ci bastava pensare di svolgere il nostro compito e preferivamo affidarci al buonsenso degli elettori. Abbiamo quindi subito, pressoché senza reagire come sarebbe stato invece forse necessario, le critiche più feroci, fuorvianti, anche da parte di coloro che non avevano alcuna legittimazione morale per avanzarle.

Conosco Pippo Bufardeci praticamente da sempre, da quando, studente liceale, mi “agevolava”, presso la sede Dc di viale Cadorna,  l’uso del ciclostile per i volantini per le elezioni scolastiche. 

Lo ho sempre considerato un protagonista attento, consapevole e responsabile ma allo stesso tempo capace di guardare ai fatti di cui era testimone privilegiato e diretto in maniera disincantata e ironica. Siamo stati insieme in svariate esperienze giornalistiche e associative, ho potuto apprezzare la sua attiva solerzia di funzionario di partito in occasione dei corsi di formazione politica che organizzavo come responsabile per la cultura. Mi ha sempre aiutato a comprendere un mondo, quello della politica dei partiti, complicato, affascinante e pieno di insidie allo stesso tempo, che manca ora alla nostra nazione. 

Il libro di Pippo ci fornisce anche l’occasione per avere uno spaccato fedele di un’umanità varia, che orbitava anche nella nostra zona attorno al partito che più di ogni altro gestiva il potere. Leggendolo, abbiamo così modo di conoscere personaggi di primo, secondo e terzo piano, tutti però protagonisti di una comune esperienza politica che, almeno nella fase iniziale, era collaterale alla Chiesa. Ho avuto modo di incontrare direttamente solo qualcuno di questi dirigenti o semplici militanti, ma Pippo li descrive in maniera così efficace che ci sembra di averli tutti conosciuti di persona. 

Era duro il cursus honorum nello scudo crociato. Risultava pressoché impossibile lasciare spazio all’improvvisazione. Chi veniva indicato per un ruolo di responsabilità doveva avere le carte in regola per rivestirlo, magari dopo aver affrontato una lunga gavetta e comunque mai si veniva proposti senza essere sostenuti da un consenso popolare. Erano i tempi delle elezioni con le preferenze, le persone conoscevano pregi e difetti dei singoli candidati, era fuori discussione che venissero catapultati in posizioni di vertice personaggi di cui, come avviene purtroppo ora, gli elettori non ricordano né i nomi né le sembianze fisiche. 

Ricordo come l’aspirazione di alcuni esponenti della cultura di sinistra fosse quella di “non morire democristiani”. In questi anni si è tentato, spesso in maniera strumentalmente approssimativa, di resuscitare la Dc, nella consapevolezza che lo scudocrociato sia (ed è forse ancora) in grado di attrarre simpatie e consensi. Penso che la Dc sia stata frutto di altri tempi e non si possa riesumarla. Ma se essere democristiani vuol dire trovare sicura ispirazione nella Dottrina Sociale della Chiesa, pur, da fedeli discepoli di don Luigi Sturzo mantenendo autonomia e libertà di scelta dalla gerarchia ecclesiastica, da laici senza quindi cedere al  clericalismo, se vuol dire rapportarsi in maniera innovativa con le persone, basandosi sull’attenzione e sul confronto, allora si può ancora con orgoglio rivendicare l'appartenenza ad una comune avventura politica.

Quella che Pippo Bufardeci racconta è la sua storia ma, per molti aspetti, potrebbe essere vista come una parte consistente della storia di una provincia che ebbe nella DC un riferimento sicuro, pur se con difetti e macchie, sulla via di una rinascita che negli ultimi anni sembra essere stata smarrita. Con la speranza che la lettura di queste pagine possa essere non un semplice amarcord ma anche uno stimolo per ritrovare un impegno per il bene comune della nostra terra.

Salvo Sorbello

#democraziacristiana #siracusa

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